La nostra storia

Dolci Cose in una casa d'Arte

Consegna a domicilio gratuita a Udine 

Spedizione in tutta Italia 15€

Dolci Cose di Folegotto è lieta di poter ospitare i propri clienti nell’antica dimora dei Tinghi, uno dei più ragguardevoli palazzi della Città dal punto di vista storico ed artistico, ammirato fin dai secoli passati per la bella architettura e le preziose e pregevoli opere d’arte che lo arricchiscono.

Palazzo Tinghi

La Casa o Palazzo Tinghi prende il nome da una famiglia senese, la cui presenza è documentata fin dal 1392.
Nella prima metà del Seicento avvenne il passaggio di proprietà dalla famiglia Tinghi alla famiglia Bianconi, che occupò il palazzo fino alla fine del Settecento.
Nel 1795 il Comune di Udine acquistò l’immobile e vi aprì una locanda -recita un documento – «a commodo principalmente de’ viaggiatori che vi giungono per la posta da Vienna » .
Nel 1834 l’edificio passò in proprietà di cerro Giuseppe Fabris, che lo ridusse a casa di abitazione, e nel 1853 Maria Antivari Fabris, destinò a bottega il piano inferiore, aprendo una porta e due finestre.
Alla fine dell’Ottocento la proprietà del palazzo passò dalla famiglia Fabris alla famiglia Campeis, che la tenne per circa mezzo secolo. Nonostante i numerosi passaggi di proprietà e i diversi usi ai quali fu adibito, l’edificio si presenta integro almeno nella facciata su Via Vittorio Veneto: possiamo così vedere una sobria architettura, con tre archi ribassati, un’ordinata serie di finestre e una trifora in corrispondenza del salone.

Il fregio di Pomponio Amalteo

In una saletta del primo piano, adiacente al salone centrale, splende la luce di un fregio ad affresco, risolto con una fitta schiera di amorini contro un fondo dorata a finti mattoni, inframmezzati da girali floreali abitate da chimere e altri animali fantastici.
Coppie di putti fungono da cornice a medaglioni che contengono scene di genere: una ninfa ed un satiro, e un uomo con cani.
Il vero protagonista dell’affresco è tuttavia il fondale, di un verde lussureggiante. Al di là della boscaglia si aprono fantastiche vedute di paesi e montagne. Sul lato prospicente la strada è affrescata l’Annunciazione, che crea un curioso contrasto con la rimanente decorazione profana del vano.
Le affinità stilistiche di questo dipinta con il soffitto della chiesa di San Giovanni Battista a Gemona e con il ciclo della chiesa di Santa Maria dei Battuti a San Vito al Tagliamento, inducono i critici ad attribuirlo a Pomponio Amalteo, genero del Pordenone: sarebbe stato realizzato verso il 1535.

Fotogallery